Oggi con questo post vorrei approfondire quanto già accennato in merito alla ormai dibattuta questione dei compiti a casa: è utile darli? In che misura e come vengono gestiti dalle famiglie?
Un po’ di numeri
Partiamo dai dati. Gli studenti italiani dedicano circa 9 ore alla settimana di “lavoro a casa” contro la media europea di 4,5, mentre gli studenti europei più bravi, i FINLANDESI, hanno addirittura abolito i compiti a casa (fonte Ocse). Già analizzando questi pochi dati, risulta evidente un punto fondamentale: un carico elevato di compiti non garantisce necessariamente, al contrario di quanto si possa pensare, un miglior apprendimento. Come va ripensato dunque il metodo di studio?
Les devoirs faits: l’esempio francese
Jean-Michel Blanque, ministro dell’educazione francese, coniando lo slogan DEVOIRS FAITS intende trovare un giusto punto di incontro tra i detrattori dei compiti a casa e coloro che invece tale carico didattico casalingo lo ritengono necessario. La proposta del ministro, che dovrebbe partire già dal prossimo anno scolastico, è quella di arrivare a casa con i compiti già fatti, con les devoirs faits appunto, attraverso l’istituzione di una sorta di dopo scuola strutturato (un temps d’étude accompagné) che abbia lo scopo principale di sostenere gli studenti nello svolgimento dei loro lavori extra scolastici. Appuntamento a settembre per testare i frutti di questo esperimento.
Basta compiti!: il movimento italiano
Il movimento trasversale 𝗕𝗔𝗦𝗧𝗔 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗜𝗧𝗜!, promosso dal Dirigente Scolastico Maurizio Parodi, nasce con l’intento di ripensare il carico di impegni che gli studenti del nostro paese sono chiamati a sostenere, sostanzialmente perché i compiti a casa sono, nelle parole del suo ideatore:
- discriminanti: proprio perché imposti in modo indiscriminato, avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno famiglie premurose e penalizzano chi vive in ambienti deprivati, aggravando, anziché “compensare”, l’ingiustizia già sofferta;
- prevaricanti: ledono il “diritto al riposo e allo svago” (sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo) riconosciuto a tutti i lavoratori – e quello scolastico è un lavoro oneroso : si danno anche nelle classi a tempo pieno, dopo 8 ore di scuola, persino nei week end e “per le vacanze”;
- inutili: le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima: non “insegnano”, non lasciano il “segno”; dopo pochi mesi restano solo labili tracce della faticosa applicazione;
La questione è però evidentemente solo la punta dell’iceberg. È necessario una riorganizzazione dell’intero nostro sistema scolastico che coinvolga tutti gli attori in gioco: dirigenti scolastici, insegnanti, genitori.
INTANTO…BUONA ESTATE…con l’augurio che sia RICCA DI ESPERIENZE per i NOSTRI GIOVANI!
Per approfondire:
– petizione su change.org 𝗕𝗔𝗦𝗧𝗔 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗜𝗧𝗜!
– gruppo Facebook Basta Compiti!
– libro Basta compiti! Non è così che si impara