Nella giornata di mercoledì 22 maggio in Consiglio Regionale ho parlato del progetto in via di realizzazione, a mio avviso necessaria e da sostenere fortemente, di un data server in Inva, che abbia lo scopo di raccogliere ed analizzare i cosiddetti big data, utili, tra l’altro, per attivare una strategia di sviluppo economico mirata, in un settore fondamentale per la nostra regione come quello del turismo. Ma cosa s’intende nello specifico? Cerco di sintetizzarlo in questo articolo.
Cosa sono i big data?
I big data sono degli insiemi di dati, che hanno alcune caratteristiche fondamentali: non solo sono di grandi dimensioni, ma sono anche numerosi, vari e in continuo movimento, per questo estremamente difficili da gestire con i tradizionali approcci statistici.
Da dove provengono? Da una pluralità di “luoghi online”: cellulari, carte di credito usate per gli acquisti, televisione in streaming, storage per le applicazioni dei computer, infrastrutture intelligenti delle città e, ovviamente, social network, mail, dati GPS. Se le prime aziende che hanno iniziato a occuparsi del trattamento di simili dati sono state Google, Facebook, eBay (che sono poi anche tra i contenitori stessi dei big data), sempre più la crescita di questo settore ha visto affacciarsi soggetti altri, nati unicamente con lo scopo di analizzare ed elaborare questa enorme mole di dati.
Si può dire che I DATI SIAMO NOI, come ha efficacemente sintetizzato un ricercatore di Yahoo Research, Alexander Jaimes. Cosa ci piace e cosa no, dove andiamo in vacanza, quali acquisti facciamo: tutto è tracciato e potenzialmente oggetto di analisi.
Cosa c’entrano i big data con il turismo?
Se i dati raffigurano quello che noi siamo, l’analisi dei big data e la loro successiva strategia di utilizzo, si rivelano utili per una moltitudine di settori, tra cui indubbiamente quello del turismo, fornendo l’identikit, nel nostro caso, del turista valdostano. È così possibile tenere conto, in uno sviluppo turistico strategico e mirato, di tutte le esigenze del turista, derivanti dall’osservazione del suo comportamento online (Quali località predilige? Con che mezzo di trasporto ci arriva? Viene da solo o con la famiglia? Quale tipologia di struttura ricettiva preferisce?) e di creare dunque una ricezione cucita addosso alla potenziale clientela: migliorare l’offerta rispondendo adeguatamente alla complessità della domanda, personalizzandola.
Non solo. L’analisi dei big data può essere anche utile nella gestione interna delle strutture, per esempio per monitorare l’utilizzo di energia elettrica, arrivando a ridurne i costi di almeno il 10-15%, come alcuni hotel hanno già sperimentato.
Il potenziale per il turismo, quindi, è particolarmente grande. Non si tratta solo di analizzare ma di imparare: estraiamo informazioni che serviranno per “modellare” il turismo valdostano.